a sinistra l'ex direttore generale Francesco Bosio, a destra il presidente di Banca di Cambiano, Paolo Regini
Un consiglio di amministrazione rinnovato per quasi metà – tre componenti su sette – e un collegio sindacale totalmente nuovo alla Banca di Cambiano, l’ex istituto di credito cooperativo che nel 2017 ha scelto di diventare indipendente, ma che poi – secondo l’ispezione fatta nei mesi scorsi da Bankitalia – ha mantenuto tali e tante relazioni e vicinanza al territorio e alla politica locale, da configurare una governance poco adatta a rispondere ai (più) rigidi criteri di trasparenza e rendicondazione che oggi servono a tutela dei risparmiatori.
Sostituiti tre amministratori su sette e l’intero collegio sindacale
E’ così che nell’assemblea del 16 dicembre i vertici della Banca hanno dovuto prendere atto della sollecitazione di Banca d’Italia e votare gli avvicendamenti. Si sono dimessi il vicepresidente Enzo Anselmi e i consiglieri di amministrazione Mauro Bagni e Giuseppe Salvi, sostituiti da Niccolò Abriani, Leonardo Melosi e Antonella Rapi, che si uniscono ai “vecchi” amministratori Fausto Falorni, Sara Lombardi, Francesca Vignolini e al presidente Paolo Regini. Regini, in carica da 26 anni, resta alla guida ancora per pochi mesi, fino all’approvazione del bilancio 2025. Si è dimesso anche l’intero collegio sindacale (era guidato da Getano De Gregorio con Riccardo Passeri e Manuela Sodini, supplenti Luca Quercioli e Enrico Terzani), rimpiazzato dal presidente Stefano Pozzoli con Alessandro Torcini e Elena Gori (supplenti Francesca Mazzi e Stefano Vignoli).
Attesa per il nuovo direttore generale
Il direttore generale Francesco Bosio, in carica da 26 anni e primo a dimettersi quando è scoppiato il terremoto, verrà sostituito nei prossimi giorni dal nuovo consiglio di amministrazione, la cui composizione – si precisa in un comunicato – “si caratterizza per profili di elevata qualificazione, con competenze riconosciute in ambito giuridico, economico-finanziario, di corporate governance, controllo e antiriciclaggio, nonché di direzione d’impresa”. “Un assetto coerente – si scrive – con le esigenze di una Banca attenta alla stabilità, alla trasparenza e alla creazione di valore per tutti gli stakeholder”.
Il 2025 si chiudera con 7-8 milioni di utile
Una banca (conta 44 filiali nelle province di Firenze, Pisa, Pistoia, Arezzo, Lucca, Siena, Torino, Bologna e Roma) che chiuderà l’anno con un utile di “7-8 milioni, un totale attivo di circa 4,5 miliardi di euro, una raccolta diretta in crescita del 2% e una sostanziale stabilità degli impieghi, con coperture dei crediti deteriorati in linea con il sistema”. Il patrimonio aziendale si attesta intorno ai 296 milioni di euro, il totsl capital ratio è superiore al 19,13. Con questa precisazione la Banca punta a tranquillizzare i risparmiatori, rimasti perplessi di fronte a un’operazione che non ha eguali nella storia bancaria.
Silvia Pieraccini