La crisi delle materie prime e le conseguenze della guerra in Ucraina rallenteranno la ripresa della Toscana, fino al rischio di uno stallo del Pil: ma le banche sono lontane dagli scenari negativi di un tempo. E’ il quadro dell’economia regionale che emerge dalla presentazione del nuovo rapporto della Banca d’Italia, che fa il punto sul 2021 (positivo): nel corso dell’anno passato, in base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) della Banca d’Italia, la crescita del prodotto è stata del 6,5%, pressoché in linea con la media del Paese.
“La ripresa si può annullare del tutto”
L’incognita principale per l’anno in corso, come è noto dalla primavera, è quella di eventuali interruzioni nelle forniture di gas, che potrebbero inasprire le difficoltà del mondo produttivo toscano. Agli inizi del 2022 “si stimava una crescita del 4%” del Pil in Toscana, ma “adesso le stime sono molto più conservative e possono giungere fino ad annullare del tutto la ripresa, questo dipenderà dall’intensità e dalla durata del rincaro dei prezzi energetici”, ha affermato Mario Venturi, direttore della sede di Firenze di Bankitalia.
“Nel 2021 c’era stata una robusta ripresa – ha osservato Venturi – ma dal terzo trimestre abbiamo registrato un ridimensionamento, per via dei rincari dei prezzi delle materie prime, e della recrudescenza dell’epidemia a fine anno. Il rincaro dei prezzi per l’approvvigionamento ha pesato fortemente anche in Toscana. C’è una larga quota di imprese, il 60%, che ha lamentato difficoltà che si riflettono in una riduzione dei margini e in un aumento dei prezzi”.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la situazione è stazionaria, con un aumento di occupati nella seconda parte del 2021, ma un livello complessivo ancora sotto il pre-Covid. “Lo sblocco del divieto di licenziamento non ha avuto effetti di rilievo – osserva Laura Conti, economista di Bankitalia -, i tassi di licenziamento sono ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia. Al contrario, si registra un aumento delle dimissioni volontarie nei settori che registrano la maggiore vivacità, come le costruzioni. Si tratta di persone che, da una posizione a tempo indeterminato, si spostano in un’altra posizione a tempo indeterminato nell’ambito dello stesso settore”.
Buona qualità del credito, condizioni ancora distese
In Toscana nell’ultimo periodo il tasso di deterioramento del credito si è mantenuto su livelli storicamente contenuti (1,3% a dicembre 2021, 1,2% a marzo 2022), e la quota dei finanziamenti in bonis alle imprese classificate a maggior rischio è lievemente calata (al 20%) in un anno, pur rimanendo ancora tre punti sopra l’analogo dato nazionale. Gli impieghi alle famiglie, trainati dai mutui, hanno toccato il +5,1% a marzo 2022, mentre i prestiti alle imprese hanno rallentato la loro crescita, attestandosi a un +1,8% nello stesso mese. A dicembre 2021 sia lo stock dei depositi (+7,3%) che quello dei titoli a custodia (+9,6%) è cresciuto in maniera più evidente rispetto ai prestiti (+3%).
A fronte di un ridimensionamento del Pil, il mondo del credito in Toscana sembra meglio attrezzato che in passato, grazie anche ai processi di selezione che negli anni gli istituti hanno messo in campo: “Le banche sono assai più patrimonializzate – ha affermato Venturi – rispetto alle precedenti crisi finanziarie e dei debiti sovrani. La raccolta diretta in questi anni è notevolmente aumentata, anche presso le imprese. C’è dunque una buona patrimonializzazione delle banche, e un livello di qualità del credito favorevole. Pur con i rischi dello scenario attuale, le condizioni restano distese per imprese e famiglie”.
Il permanere della qualità dei finanziamenti su livelli elevati è stato poi favorito dalle misure governative, specialmente dal ricorso alle moratorie, che hanno riguardato circa un quinto dei prestiti al settore produttivo; tra le aziende con i requisiti di accesso, ne hanno beneficiato soprattutto quelle mediamente più rischiose. In prospettiva, la qualità dei prestiti delle banche alle imprese della Toscana potrebbe risentire dello stesso aumento dei prezzi dell’energia che minaccia il Pil, con un innalzamento della rischiosità del credito soprattutto per i settori toscani a maggiore intensità energetica (circa il 6% del totale, valore inferiore a quello medio nazionale).
“Il rialzo eventuale dei tassi non ci preoccupa”
“Non guardiamo con troppa preoccupazione al rialzo eventuale dei tassi”, ha spiegato Silvia Del Prete, economista di Bankitalia che ha curato la redazione del rapporto annuale. “In Toscana e in Italia l’indebitamento delle famiglie e delle imprese è un indebitamento di medio termine, e per le famiglie è rappresentato soprattutto da mutui a tasso fisso, più che a tasso variabile. Questa struttura contiene un eventuale aumento dei tassi d’interesse, che si trovano su livelli storicamente contenuti. Occorre anche ricordare che rispetto ad altri paesi europei l’indebitamento privato in Italia è più contenuto in termini di incidenza su reddito e valore aggiunto”.
In un orizzonte di più lungo periodo, secondo la Banca d’Italia, accresciuti rischi finanziari possono derivare anche dai cambiamenti climatici. L’esposizione di alcuni territori toscani a un rischio idrogeologico medio-alto, infatti, coinvolge oltre un terzo dei prestiti alle imprese localizzate in regione, con un’incidenza molto più elevata della media nazionale.
Leonardo Testai