La leadership può essere un formidabile motore di crescita dell’azienda, dell’ente, del personale. Per questo bisogna costruirla con pazienza e umanità e modellarla sul proprio ‘sentire’: è quanto emerso dal convegno “Leader by Example 2025”, organizzata da Range Rover in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che si è tenuta al Palazzo degli Affari di Firenze. “Noi abbiamo riorganizzato l’azienda in base alla leadership che avevamo in mente io e mio fratello – ha spiegato Francesca Posarelli, presidente della Piccola Industria di Confindustria Toscana e ceo della pisana Esanastri (stampa industriale) -. La scelta vincente è stata trovare collaboratori che sono stati anche contaminatori, e questo ci ha permesso di internazionalizzarci. Ora stiamo cercando di trasferire la leadership nel nostro stabilimento in Vietnam, adattandola al contesto”.
Creare una squadra di successo è fondamentale
Dal mondo dell’impresa sono arrivati numerosi input per delineare la leadership. Creare una squadra di successo è fondamentale per Giacomo Di Furia, ceo della Livith di Montespertoli (100 addetti), produttore di cinture di sicurezza per chi lavora in alto o in basso: “Già dal primo colloquio, che può durare anche quattro ore – ha spiegato – cerchiamo di individuare persone che abbiano valori simili ai nostri. E lasciamo ai lavoratori il tempo da dedicare a progetti personali, che poi magari diventano progetti aziendali, e lo spazio anche per sbagliare”.
Per le startup il team deve contenere valori e competenze
Nel mondo delle startup la creazione del team è ancora più importante, visto che gli addetti sono pochi. “Il nostro team, formato da cinque persone con gli stessi valori e con competenze che si compensano, è stato l’elemento principale che ha convinto il fondo Panakés a sottoscrivere il mese scorso un aumento di capitale”, ha spiegato Gioia Lucarini, ceo e co-founder della startup Relief che ha inventato un dispositivo per l’incontinenza urinaria. “Non tutti sono fatti per lavorare in una startup – ha aggiunto Monica Vatteroni, ceo e founder di Eye2Drive che ha ideato sensori di visione che mimano il comportamento dell’occhio umano – per formare il mio team ho puntato su empatia, fiducia e competenze diverse”. “La cosa più importante nella leadership – ha sottolineato Leonardo Bagnoli, presidente di Sammontana Holding che controlla un gruppo arrivato oggi a 1 miliardo di euro di fatturato – è non essere il clone del tuo predecessore”.
Il passaggio generazione va pianificato
Ma la riflessione si è allargata anche al passaggio generazionale: “Vorrei essere ricordato come il padre di Pavarotti – ha detto Paolo Sodi, presidente e ad della fiorentina Sodi Scientifica, inventrice dell’autovelox, che sta assistendo all’ingresso in azienda della figlia – tutti si ricordano di Luciano, ma anche il padre faceva il tenore”. “Ho sempre visto il lavoro come qualcosa da costruire – ha spiegato Barbara Fani, che a 50 anni ha creato a Prato una startup di capi fatti a maglia, BettaKnit, staccandosi dall’attività familiare specializzata nei macchinari per la produzione di filati – mi sono messa in gioco per imparare un nuovo modo di fare impresa”. “Il mio passaggio generazionale, che è ancora in corso, è stato pianificato – ha sottolineato Maria Graziani, settima generazione nell’azienda di famiglia Cereria Graziani e presidente del Gruppo Giovani imprenditori – e sono convinta che sia necessario, altrimenti aggiunge complessità all’azienda. Anche nel Gruppo Giovani il passaggio generazionale è uno dei temi più dibattuti”. Elena Pozzi, ceo della fiorentina Leone (prodotti per odontoiatria), il passaggio generazionale lo sta attuando verso idue figli: “E il messaggio che voglio dare loro – dice – è di mantenere forti i valori”.
Silvia Pieraccini