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04 ottobre 2024

Festival dell’Economia civile, profit e no-profit dialogano a Firenze

A Firenze l’iniziativa di Federcasse e Confcooperative: per Unioncamere le imprese ‘coesive’ stanno crescendo di più.

Leonardo Testai

Il rapporto fra il profit e il no-profit, l’importanza del sostegno all’economia reale, le prospettive di sviluppo delle aree disagiate: sono questi alcuni dei temi di confronto al Festival nazionale dell’Economia civile, promosso come ogni anno a Firenze da Federcasse e Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle Bcc, Frecciarossa e la collaborazione della Sec (Scuola di Economia Civile) e di Mus.E.

Un’iniziativa che, nella sua seconda giornata dopo l’avvio all’Università di Firenze, ha portato a Palazzo Vecchio relatori di livello: dal ministro degli Esteri Antonio Tajani al viceministro dell’Economia Maurizio Leo (entrambi in videomessaggio), dal ministro della Salute Orazio Schillaci ai leader di Cisl e Uil Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, dal presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba al presidente di Confcooperative Maurizio Gardini. Nell’ambito del Festival, sono state premiate anche le sei aziende nominate Ambasciatrici dell’Economia Civile 2024: Explora, Moreno Group, Oltre l’arte Coop, Panacea Social Farm, Panguaneta e Samec.

“Sempre più ibridazione fra profit e no profit”

Tra i fattori che stanno cambiando il volto dell’economia “c’è la crescente ibridazione tra realtà aziendali ed economia sociale”, sostiene Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, osservando che “sempre più sono le aziende manifatturiere che collaborano con quelle non profit, il 17% circa, e sempre più realtà del Terzo settore che si organizzano come vere e proprie imprese”. Altro grande fattore di trasformazione, per Tripoli, “è il mondo del lavoro, soprattutto quello dei giovani, che ricercano nel lavoro motivi di soddisfazione non solo economica ma anche legata alla visione di sostenibilità che le aziende perseguono”.

L’imprenditoria sociale, sostiene il segretario generale di Unioncamere, “è un fenomeno crescente che incarna integralmente l’incontro tra economia e società”, nel quale “le imprese di questo tipo, che noi definiamo ‘coesive’, portano con sé dei numeri interessanti, relativi per esempio al fatturato, alla nuova occupazione e agli investimenti green. Tutti elementi che sono in maggiore crescita in questo tipo di imprese, piuttosto che in quelle tradizionali”.

Il credito cooperativo rivendica il suo ruolo

Sul fronte delle banche del credito cooperativo sventola la bandiera del sostegno all’economia di territori, in tempi di progetti sulla tassazione dei cosiddetti ‘extraprofitti’, o comunque di contributi dal mondo del credito per puntellare la legge di bilancio in fase di elaborazione. “Aleggia questa storia – ha detto Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse – che tutti dobbiamo fare la nostra parte: l’abbiamo sempre fatta, non vorrei fare qui l’elenco delle doglianze. Se l’interlocuzione col governo andrà avanti dobbiamo rappresentare che una cosa è fare banca di finanza, altra cosa è fare banca per l’economia reale”.

Come Bcc “cerchiamo di dare un contributo affinché i vantaggi siano non solo finanziari – ha aggiunto Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea Banca, a margine dei lavori del Festival dell’Economia civile – ma anche e soprattutto di crescita dei territori, lavorando sul tema dell’educazione finanziaria, e lavorando sul Terzo settore. Noi finanziamo soggetti del Terzo settore con milioni di euro, sostenendo iniziative anche di piccole dimensioni ma che arrivano nelle case della gente”.

Riqualificare territori, interventi mirati di filantropia

“Il contributo delle fondazioni e degli enti filantropici nell’accelerare la transizione sociale e ambientale è ormai fondamentale, ed è riconducibile a interventi mirati sul territorio”, ha affermato Stefania Mancini, presidente di Assifero, associazione che raccoglie fondazioni di famiglia, d’impresa, comunità e altri enti filantropici. “Sebbene non sia corretto attribuire loro l’intera transizione – ha detto Mancini -, hanno un ruolo cruciale nel promuovere cambiamenti significativi attraverso azioni coerenti e coinvolgenti. In particolare, nelle realtà di piccole e medie dimensioni, si sono create nuove opportunità di sviluppo e riqualificazione locale, generando nuove economie e servizi collettivi. Il modello italiano, sostanzialmente fondato sul radicamento territoriale, è un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile”.

“La filantropia strategica, con la sua libertà – ha sottolineato la presidente di Assifero – può fare la differenza nel mobilitare risorse e consenso intorno ai laboratori territoriali di innovazione, aspirando a dimensioni trasformative più ampie e durature”. Grazie ad alcune fondazioni, in Italia e in Europa, “abbiamo assistito allo sviluppo di aree economicamente più remote o socialmente dismesse – ha aggiunto -, con un rilancio produttivo accompagnato da innovazione e nuove modalità di inclusione sociale. In questo processo, le comunità diventano soggetti attivi, partecipano e fanno sentire la propria voce”.

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Leonardo Testai

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