Il rendering della futura Fortezza da Basso a Firenze
Firenze Fiera tira un sospiro di sollievo: nel 2024 e nel 2025 continuerà a pagare agli enti pubblici (come ha fatto finora) solo il 10% del canone di concessione fissato per l’utilizzo della Fortezza da Basso, canone che peraltro è appena stato ridotto del 33% a seguito di una perizia affidata dalla Regione Toscana: da 1,8 milioni di euro all’anno (considerata la rivalutazione Istat 2023) si è passati a 1,195 milioni. La società fieristica pagherà dunque 119.500 euro all’anno (9.958 euro al mese) per i 55mila metri quadrati di spazi espositivi coperti della Fortezza. Il restante 90% del canone sarà corrisposto (come già previsto per il periodo 2018-2023) in lavori, accollandosi parte del restyling in corso nella struttura, ma a partire dal 1 gennaio 2029.
Quattro delibere-fotocopia già approvate
Queste nuove previsioni, che “salvano” la società fieristica da un esborso pesante e in questo momento insostenibile, sono contenute in quattro delibere-fotocopia approvate, tra lunedì e martedì scorsi, da Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze e Camera di commercio di Firenze, cioè dai quattro proprietari (col 25% ciascuno) della Fortezza da Basso. Le delibere accolgono di fatto le richieste avanzate dal presidente di Firenze Fiera, Lorenzo Becattini, prevedendo poi l’aumento progressivo del canone a partire dal 2026, in base agli spazi fieristici che saranno restaurati o costruiti. La delibera prevede anche uno “sconto” per l’anno più nero del Covid, il 2020, in cui la Fiera non ha praticamente lavorato, riducendo di 1 milione di euro l’investimento nei lavori di restyling.
Ricavi a 20 milioni di euro nel 2023 e leggero utile
Soddisfatto è il presidente Becattini che spiega: “Per finanziare i lavori alla Fortezza dovremo mettere, secondo i calcoli indicati nella delibera, 15,5 milioni a partire dal 2029, un impegno che dunque è proiettato in avanti e che ci permette di non sborsare liquidità adesso”. In questa fase Firenze Fiera è infatti impegnata nell’uscita da una situazione delicata: il bilancio 2022 si era chiuso con 4,2 milioni di perdita, quello 2023 – che sarà approvato dal cda a fine mese – si chiuderà in leggero utile e con ricavi in forte crescita (+46%), che toccheranno per la prima volta i 20 milioni di euro, di cui 7,8 milioni da attività congressuale.
Il piano industriale è da aggiornare
Significa che la Fiera è in sicurezza e può camminare da sola, senza bisogno di partner? “Avere un canone di concessione basso per i prossimi anni è fondamentale – afferma Becattini – così come è fondamentale contenere i costi e aumentare i ricavi crescendo in tutti i settori, fiere dirette, fiere indirette e congressi. Sulla necessità o meno di trovare partner, decideranno i soci”. Il percorso delineato nei mesi scorsi (dopo che un bando per la ricerca di soci aveva fatto flop) prevede l’aggiornamento del piano industriale e la definizione del fabbisogno di capitale sociale. Se questo capitale lo metteranno i soci attuali (i principali sono Regione Toscana con la maggioranza relativa del 32%, Camera di commercio di Firenze, Comune e Città Metropolitana di Firenze) o partner esterni (tipo Pitti Immagine in tandem con Fiere di Parma), nessuno per adesso lo sa.
Silvia Pieraccini