Il distretto florovivaistico di Pistoia
Era attesa con grandi aspettative da tutto il comparto pistoiese la legge delega sul florovivaismo, approvata nei giorni scorsi in Senato. Il via libera è stato accolto positivamente anche se con molte cautele dai principali esponenti del settore. “Un importante punto di partenza per sostenere il florovivaismo superando le criticità legate ai mercati globali e alla concorrenza sleale e sviluppando percorsi di filiera che facciano leva sulla multifunzionalità”. E’ con queste parole che Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia nonché titolare della Giorgio Tesi Group, una delle principali aziende vivaistiche, commenta il provvedimento. Un primo passo significativo, insomma, ma non esaustivo.
“Adesso sono fondamentali i decreti attuativi”
“E’ importante che il Governo emani in tempi brevi i decreti attuativi per dare al settore e alla filiera florovivaistica un quadro normativo coerente e organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità – sottolinea ancora Tesi -. La norma avrà un’importanza fondamentale per Pistoia, che è la capitale europea dello specifico segmento del vivaismo ornamentale”. Come confermano alcuni numeri: l’export di piante vive delle aziende pistoiesi rappresenta il 40% del totale italiano, 357 milioni su 893 milioni di euro nel 2023 (elaborazioni Coldiretti su dati Istat), in un territorio dove vengono coltivate oltre 15.000 “referenze”, con il 90% dell’intera produzione destinata all’export, in più di 60 paesi.
Ma torniamo alla legge: “E’ la prima che regola il settore quindi potrebbe aprire una nuova stagione anche se ad oggi è una scatola vuota, tutta da riempire – commenta Francesco Ferrini, presidente del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia -. Solo con i decreti attuativi si riuscirà ad avere un quadro più preciso e capire se la riforma del settore sarà riuscita ad apportare i miglioramenti richiesti”. Per Ferrini, ordinario di arboricoltura presso l’Università di Firenze, “al momento non sono state recepite alcune eccezioni che andranno definite e precisate in maniera chiara in un secondo momento. Un aspetto importante nella legge è la definizione di azienda florovivaistica, che ad ora risulta molto generica: il governo dovrà decidere cos’è la figura dell’imprenditore florovivaistico così come le figure operanti nell’intera filiera”. Più in generale, l’auspicio del presidente del Distretto è che il legislatore “tenga conto delle modifiche alla legge che saranno avanzate dalle associazioni di categoria. Tutti gli attori della filiera chiederanno garanzie per la certezza delle norme e risorse conseguenti per permettere un rinnovamento complessivo delle aziende”.
Il settore segna un leggero decremento
In attesa di vedere gli effetti della nuova normativa, ci sono i dati più recenti del settore, peraltro già in parte anticipati nei mesi scorsi. I numeri segnalano un leggero decremento: il primo trimestre del 2024, con 149,4 milioni di euro di esportazioni da parte delle aziende del polo pistoiese, ha fatto registrare un meno 2,34% in valore. Per il presidente di Coldiretti Tesi si tratta di “un dato interlocutorio poiché il nostro export rimane ad un livello sostenuto, anche se i motivi di preoccupazione non mancano: le marginalità sono sempre risicate, visto che non è possibile riversare proporzionalmente sul prezzo di vendita all’estero i maggiori oneri, e la concorrenza di produttori stranieri sempre più aggressiva”, conclude Tesi. E la catastrofe dell’alluvione dell’autunno scorso non ha reso semplici le cose.
“Il nostro è un settore molto resiliente e anche adesso tiene abbastanza bene nonostante il calo legato all’export: il fatturato è diminuito poco, a causa dell’aumento dei prezzi, ma si sono sicuramente ridotte le quantità. Certo ha comunque retto meglio rispetto ad altri settori toscani, penso soprattutto alla moda”, è l’analisi del presidente del Distretto ornamentale. Francesco Ferrini spiega che le difficoltà non riguardano direttamente il settore bensì il quadro internazionale nel quale ci troviamo ad operare oggi, in particolare le ripercussioni delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
“L’export si è bloccato soprattutto in direzione dei Paesi dell’ex blocco sovietico, a causa dei timori di un allargamento del conflitto – spiega ancora il presidente del Distretto -. Non siamo di fronte ad un decremento drammatico anche se qualche preoccupazione permane. Il settore ha retto bene al Covid, mi voglio augurare regga anche questa volta”. Certo è che per le piante l’export è fondamentale e da questo non si può proprio prescindere. “Il mercato interno è molto fiacco ma lo è sempre stato – conclude Ferrini -. Sotto questo profilo l’Italia è un Paese molto arretrato, lo sviluppo da noi è assimilato al mattone e ancora molto poco alle rigenerazioni urbane e alle infrastrutture verdi”.
Paolo Vannini