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27 febbraio 2024

Lucart (carta) studia l’apertura del capitale per crescere all’estero

La famiglia lucchese Pasquini ha dato mandato alla banca d’affari americana Lincoln International. Si punta a produrre in nuovi mercati,

Silvia Pieraccini

Oggi produce carta igienica, asciugatutto, fazzoletti e carte monolucide in Italia (dove ha cinque stabilimenti), in Francia, Ungheria, Regno Unito (una fabbrica per ciascun Paese) e in Spagna (due stabilimenti). Ma per crescere ancora a livello internazionale, magari sbarcando oltreoceano per andare alla conquista del mercato del tissue (la carta per uso igienico e domestico) più appetibile al mondo, la lucchese Lucart ha deciso di aprire il capitale a soci esterni alla famiglia. Lo rivela Il Sole 24 Ore in edicola oggi, 27 febbraio. Attualmente il 100% di Lucart fa capo a 25 membri della famiglia lucchese Pasquini.

Mandato alla banca d’affari Lincoln International

Lucart Group ha affidato un mandato alla banca d’affari americana Lincoln International, che sarà financial e debt advisor. Interessati all’ingresso nel capitale di Lucart – si segnala – potrebbero essere i grandi player del private equity internazionale. Gli obiettivi sono spingere la crescita e la redditività. Nel piano strategico 2024-2029 sono previste acquisizioni o investimenti greenfield in stabilimenti da costruire ex-novo.

Fatturato 2022 a 717 milioni di euro, ebitda oltre 100 milioni

Nel 2022 il fatturato di Lucart ha superato i 717 milioni di euro, con una crescita in valore del 31% (e un aumento di 37mila tonnellate, salite a 642mila), un ebitda di oltre 100 milioni, 1.700 addetti nei dieci stabilimenti produttivi e nel centro logistico di Altopascio. Le materie prime utilizzate sono carta da riciclare per il 56% e cellulosa vergine per il 44%, e questo ne fa uno degli operatori del tissue più attenti alla sostenibilità. L’obiettivo indicato al 2030 è arrivare ad utilizzare il 60% di carta da riciclare come materia prima. Intanto nel 2022 Lucart ha ridotto l’uso di acqua del 5,9% rispetto al 2021; ha ridotto il consumo di energia specifico del 7,4%; ha ridotto le emissioni in atmosfera dell’11%. I rifiuti recuperati sono saliti all’81,2% con l’obiettivo di arrivare al 90% nel 2030. Il 100% degli imballaggi sono riciclabili o compostabili.

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Silvia Pieraccini

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