Era partito il 15 ottobre scorso col botto, dopo due rinvii e tanta attesa, il bando regionale per l’Innovazione strategica nella moda, annunciato come il pilastro della politica industriale della Regione Toscana a sostegno del settore, in sofferenza da fine 2023. E invece, dopo i primi giorni di effervescenza, l’interesse delle aziende per il bando – finanziato con 30 milioni di fondi europei e diretto alle micro, piccole e medie imprese toscane del settore che investono un minimo di 200mila euro (e un massimo di 1,5 milioni) in innovazione di processo o di prodotto – si è “sgonfiato”.
Il primo giorno chiesti 16 milioni, poi (quasi) più nulla
Il 16 ottobre (a un giorno dall’apertura del bando) il contatore risorse visibile sul sito dell’agenzia regionale Sviluppo Toscana segnava 16 milioni di euro richiesti dalle aziende; più di un mese dopo, il 24 novembre (ultimo dato disponibile), il contatore era salito a 18,6 milioni di euro. Da allora non è più stato aggiornato. Restano dunque 11,4 milioni a disposizione delle imprese, inutilizzati (il bando è aperto fino ad esaurimento delle risorse).
Bando regionale complesso e con l’obbligo di consulenze
La ragione del parziale utilizzo di uno strumento che, per la prima volta, finanzia a fondo perduto le percentuali massime consentite dall’Unione europea (per alcune voci si arriva al 100%), non è però la carenza di fabbisogno da parte delle imprese. Anzi. La crisi dell’industria della moda è ancora in atto, col suo strascico di cassa integrazione, chiusure aziendali e difficoltà finanziarie. Se le Pmi della moda non hanno chiesto i contributi a fondo perduto i motivi sono sostanzialmente due: innanzitutto la complessitò del bando regionale, che prevede un minimo di investimento da una parte, un massimo di investimento dall’altra, in un susseguirsi di paletti che rende il percorso tortuoso; in secondo luogo l’obbligo di effettuare consulenze, che ha tagliato fuori le aziende che, per esempio, volevano semplicemente acquistare nuovi macchinari e non avevano bisogno di consulenti per farlo.
Anche il bando FIliera Smart ha scarso appeal
Il risultato è che il bando Innovazione strategica nella moda rischia di lasciare immobilizzate per mesi risorse strategiche, esattamente come il bando regionale Filiera Smart, aperto il 17 novembre scorso con una dotazione di 63 milioni e, al 2 dicembre, secondo il contatore di Sviluppo Toscana, fermo a 12,5 milioni di risorse richieste. In questo secondo caso il problema sembra essere rappresentato dalla necessità di unire nel progetto di filiera sei aziende piccole e medie, che salgono a 10 se tra di loro c’è una grande azienda.
In Toscana c’è il rischio di disimpegno di una parte delle risorse Fesr
Il mancato utilizzo di risorse europee, peraltro, va a incrementare un fenomeno che sta preoccupando le categorie economiche toscane: il rischio di dimpegno di una parte dei soldi del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) se non saranno raggiunti, entro il 2025 ed entro il 2026, due obiettivi di impegno e di pagamento dei progetti aziendali da parte di Sviluppo Toscana.
Silvia Pieraccini