Dopo la lunga vicenda (ancora non risolta) del payback sanitario, si apre un nuovo conflitto fra la Regione Toscana e il governo per quanto concerne il sistema della sanità regionale: Palazzo Strozzi Sacrati è infatti pronto a presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto liste d’attesa in sanità voluto dal ministro Orazio Schillaci, e convertito in legge a fine luglio di quest’anno. La giunta regionale ha dato mandato al presidente Eugenio Giani di presentare il ricorso: secondo quanto filtra dalle stanze della Regione, dovrebbe essere portato alla Consulta nel giro di 15-20 giorni.
La Regione contesta il vaglio di Roma sui piani
La legge, contestata dalle Regioni che hanno lamentato un’interferenza con le competenze regionali, a fronte di una carenza di risorse apportate al sistema per lo smaltimento delle liste d’attesa, secondo la Toscana introduce un vulnus di legittimità costituzionale, riguardo alle prerogative che il Titolo V attribuisce alle Regioni in tema di sanità. Al centro del ricorso annunciato dalla Regione Toscana c’è l’articolo 5, comma 2 della legge Schillaci, in base al quale i piani dei fabbisogni triennali di personale per il servizio sanitario regionale predisposti dalle regioni sono approvati con decreto del ministro della Salute, di concerto con il Mef, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni “ai fini del riscontro di congruità finanziaria”.
Nel sistema precedente non era previsto il vaglio di Roma: ogni anno la giunta regionale approvava una delibera con gli indirizzi per i piani delle Asl, le quali poi inviavano i piani alla Regione, chiamata all’approvazione definitiva. Il passggio da Roma, secondo la Toscana rischia di produrre problemi di gestione della sanità regionale: “E’ un ulteriore appesantimento che rischia di peggiorare l’operatività del sistema”, accusa l’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini, secondo cui oltre al vulnus costituzionale “c’è un problema pratico: la legge non dice nulla dei criteri di questi piani, ed entro quando vanno approvati. Se un’azienda sanitaria ha bisogno di assumere, perché tre medici vanno in pensione, il sistema sanitario deve funzionare, non possiamo aspettare l’autorizzazione da Roma”.
FdI attacca: “Giani vuole usare il governo come un bancomat”
“Abbiamo voluto sollevare l’attenzione su un atteggiamento centralistico sul piano della sanità da parte del governo”, ha affermato Giani, lamentando come il sistema sanitario regionale abbia necessità e urgenze diverse, a fronte di problemi di equilibri di bilancio che nel dicembre 2023 hanno spinto la giunta a incrementare l’addizionale Irpef per coprire il rosso che si profilava. “Dobbiamo davvero fare qualcosa di forte e serio – ha detto -, e quindi abbiamo bisogno di risorse per pagare gli straordinari ai medici, per assumere e vedere così scorrere le liste d’attesa”.
Da destra la lettura è diversa. “E’ solo l’ennesimo e neppure istituzionalmente elegante tentativo del presidente Eugenio Giani di utilizzare il governo come un bancomat”, sostiene il deputato di FdI Fabrizio Rossi, coordinatore regionale del partito. “Non passa giorno – sostiene – che il governatore della Toscana non si ingegni per chiedere soldi allo Stato. Serve ricordargli che la gestione dei denari pubblici destinati alla sanità è stata caratterizzata da una incapacità a dir poco sbalorditiva e caotica, lungo gli anni di governi regionali di sinistra”. Non solo: il partito di Giorgia Meloni ha lanciato la proposta di un esposto alla Corte dei Conti sulle spese legali sostenute dalla Regione Toscana per i ricorsi contro i provvedimenti del governo. “Questo tipo di propaganda politica è solo a spese dei cittadini”, afferma il consigliere regionale Diego Petrucci.
Leonardo Testai