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07 marzo 2022

Rifiuti in Toscana, non far impianti costa 20 milioni all’anno

Confindustria (con Cispel) chiede di investire per raggiungere l’autosufficienza regionale nella gestione per il 2030.

Leonardo Testai

Non essere autosufficiente nella gestione dei rifiuti costa caro alla Toscana. Venti milioni di euro di costi economici che potrebbero essere risparmiati. Venti milioni a cui si sommerebbero 16,4 milioni – coi valori attuali del sistema Ue di scambio delle quote di emissioni – frutto della valorizzazione della Co2. E’ il verdetto del rapporto stilato da Ref Ricerche per Confindustria Toscana e Confservizi Cispel Toscana, presentato in un convegno per lanciare un messaggio chiaro alla Regione: i nuovi impianti servono.

Nell’ottica dell’autosufficienza regionale, il rapporto stima per il 2030 – anno in cui si prevede di arrivare al 65% di riciclo – un fabbisogno impiantistico tale da gestire 597mila tonnellate di rifiuti. Nel dettaglio, 334mila di rifiuti urbani, 192mila di rifiuti speciali, 71mila di capacità di riserva e di eventuale picco. Per le aziende di servizi del settore si aprirebbe uno scenario che vale tra gli 800 e i 900 milioni di euro di investimenti, e circa 2.500 addetti in più. L’alternativa ai nuovi impianti, secondo Ref, è l’aumento dei costi di gestione. Dunque, l’aumento di tariffe e prezzi per cittadini ed imprese, oltre all’aumento delle emissioni di gas serra.

“Basta con il turismo dei rifiuti”

Anche sulla gestione dei rifiuti, dunque, si gioca la partita della competitività del territorio toscano. “E’ l’ora di farla finita con il turismo dei rifiuti”, ha affermato Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana. “E’ indispensabile costruire piattaforme – ha detto – dove tutti questi rifiuti vengano curati con tecnologie moderne, per far sì che in Toscana si possa esaudire la richiesta di completare il ciclo dei rifiuti che vengono prodotti”.

Il riciclo, ha aggiunto Bigazzi, “abbiamo cominciato in Toscana a farlo, nell’Ottocento. Prato è l’esempio del recupero di tutto. Noi da tempo abbiamo imparato a fare queste cose, quindi dobbiamo attuarle. Abbiamo non solo la Storia: la tecnologia ci mette in grado di effettuare il riciclo completo”. Questa, per il presidente di Confindustria Toscana, “è la strada da percorrere”, con impianti che possano “creare anche energia da questi rifiuti attraverso tecnologie modernissime”. Quindi, ha concluso, “vogliamo che la Regione stabilisca un piano veloce per poter attuare questi investimenti”.

“Sì a nuovi impianti, no ai termovalorizzatori”

La pianificazione regionale, ha spiegato l’assessora all’economia circolare Monia Monni, “vedrà al primo posto la riduzione dei rifiuti, il loro riciclo in ottica di economia circolare, e prevederà la realizzazione di alcuni impianti di chiusura con tecnologie avanzate che non si collocheranno più nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti, ma si configureranno come vere e proprie fabbriche che potranno recuperare scarti ultimi non più riciclabili, producendo idrogeno, metanolo ed etanolo”.

Pollice verso invece per le discariche, naturalmente, ma anche per i termovalorizzatori. “La nostra non è una scelta ideologica, ma si muove nel solco degli indirizzi dell’Europa che ha tolto i termovalorizzatori dalla tassonometria”, sostiene Monni. Per questo motivo, osserva, “sono impianti che avranno difficoltà ad essere finanziati. E, aggiungo, sono impianti che producono una grande quantità di CO2 che sarà quasi certamente molto presto tassata, rendendo diseconomica questa realizzazione”.

Le aziende a caccia dei finanziamenti del Pnrr

All’avvio dell’iter del Piano regionale dei rifiuti si affianca l’avviso pubblico regionale per le proposte impiantistiche, in scadenza il 14 marzo, e i bandi del ministero della Transizione ecologica per l’economia circolare, che scadono lo stesso giorno. Le aziende toscane hanno presentato progetti di digestione anaerobica e piattaforme di riciclo all’interno dei finanziamenti del Pnrr per 400 milioni di euro di investimenti.

“Le imprese stanno facendo la propria parte proponendo progetti e investendo – afferma il presidente di Confservizi Cispel Toscana, Nicola Perini -, ma occorre che tutti si muovano nella stessa direzione, con l’obiettivo di garantire in pochi anni l’autosufficienza nel rispetto del principio di prossimità”.

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Leonardo Testai

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