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30 ottobre 2024

Rigassificatore, Bucci non vuole in Liguria la nave di Piombino

“Può restare lì, non capisco perché spostarla”, dice il neopresidente della Regione. Giani ribatte: “Qui solo per 3 anni”.

Leonardo Testai

Il Terzo valico, la Gronda, la diga e il porto sì, ma il rigassificatore di Piombino a Vado Ligure proprio no: il neopresidente della Regione Liguria Marco Bucci, alfiere della realizzazione di nuove infrastrutture, insiste su uno dei temi della sua campagna elettorale, forse l’unico sul quale era concorde con l’avversario Andrea Orlando. Ovvero, la discontinuità rispetto alla decisione del predecessore Giovanni Toti di ospitare nel savonese la nave di rigassificazione Italis di Snam, la ex Golar Tundra che al momento è operativa nel porto di Piombino. Dipendesse da lui, rimarrebbe ormeggiata in Toscana: ma la palla in realtà è in mano al governo.

“Può restare dove sta, non capisco perché spostarlo”

“Il rigassificatore sta a Piombino, può restare a Piombino, non capisco perché dobbiamo spostarlo”, ha dichiarato Bucci a Radio 24, citando problematiche già note un anno fa. “Ho fatto un discorso – ha spiegato – assolutamente tecnico. Le due dorsali del gas sono una sul Tirreno e l’altra sull’Adriatico. Un rigassificatore dev’essere vicino alla dorsale altrimenti dobbiamo costruire una pipeline. Se mettiamo il rigassificatore a Vado Ligure bisogna spendere 450 milioni per la pipeline, e penso che sia una spesa inutile”. In merito ad un parere diverso da parte del Governo, ha poi aggiunto Bucci, “io non dico mai di no a nessuno, ci mettiamo attorno a un tavolo e vediamo qual è la soluzione migliore. Si trova sempre una soluzione intelligente quando ci si parla in maniera corretta”.

A strettissimo giro di posta, la risposta a Bucci del suo neocollega Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana e già commissario governativo per il rigassificatore. “E’ stato eletto ministro o governatore della Liguria?”, ha esordito con pacata ironia. “Al governo sarà chiesto, dopo i tre anni, dove andrà il rigassificatore – ha proseguito -, perché l’autorizzazione ce l’ha, per quello che mi riguarda, per i tre anni. Ritengo che il rigassificatore sia stato un elemento importante nel rapporto fra Piombino, la Toscana e lo Stato italiano, perché garantisce per tre anni 5 miliardi di metri cubi di gas: ma poi la banchina del porto deve tornare alle sue funzioni che sono quelle di Piombino centro di scambi, di commercio, di attività sia da un punto di vista siderurgico, sia da un punto di vista strettamente inerenti all’attività a vasto spettro di un porto”.

Il decreto del Mase non dà appigli a Bucci

Dal punto di vista giuridico, al momento la posizione di Giani pare solida. Con il decreto 145 del 3 maggio 2023, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha rilasciato l’Aia per l’esercizio del terminale Fsru presso il porto di Piombino per una durata pari a tre anni, analogamente a quanto già previsto nell’Ordinanza commissariale 140/2022 emanata dallo stesso commissario-governatore. E del resto l’autorizzazione unica, come ha riconosciuto il Tar del Lazio nella sentenza con cui ha bocciato il ricorso del Comune di Piombino contro l’installazione del rigassificatore, “ha avuto ad oggetto, fin dall’abbrivio del procedimento, unicamente la fase ‘in porto’ della durata di tre anni”.

E’ pur vero che l’articolo 6, comma 2 del decreto Aia ha previsto la possibilità per il gestore di presentare, almeno sei prima che scadano i tre anni di durata dell’autorizzazione, la domanda di riesame con valenza di rinnovo: tuttavia, ha puntualizzato il Tar, “tenuto conto della durata invalicabile dell’autorizzazione unica rispetto alla permanenza nel porto di Piombino, il rinnovo dell’Aia sarebbe ininfluente nella specie”, e “il carattere programmatico di tale previsione è, dunque, teso a consentire comunque il rinnovo dell’Aia a seguito del trasferimento della Golar Tundra al di fuori del porto di Piombino”.

Snam ha già venduto slot per anni

Scaduti i tempi per Piombino fra un anno e mezzo, e tramontata la prospettiva di Vado Ligure con la contrarietà non solo di Bucci, ma anche delle istituzioni locali savonesi, si profilerebbe dunque la necessità di trovare una soluzione alternativa, a meno che Roma non decida di scavalcare tutti e imporre la permanenza del rigassificatore in Val di Cornia: ma è uno scenario a cui non sembrano credere né la Regione, né il Comune – col sindaco Francesco Ferrari, acerrimo nemico dell’operazione, che non ha mai commentato gli slogan elettorali dei candidati liguri. “Non spetta a noi dire se il rigassificatore deve andare a Genova o da un’altra parte – ha osservato Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale -, noi la nostra parte e il nostro sostegno al Paese l’abbiamo dato, però basta. Ognuno si prenderà carico delle sue responsabilità”. Anche un nuovo accordo sembra politicamente improbabile: se ora si è votato in Liguria, fra un anno si vota in Toscana, e un cedimento di Giani sarebbe un harakiri elettorale.

Snam già da tempo ha assegnato quote assai rilevanti della capacità di rigassificazione della Italis: già nel marzo 2023, al termine della procedura per il primissimo conferimento per il periodo di 20 anni compreso tra gli anni termici 2023/24-2043/44, risultavano assegnati 37 slot/anno su un totale di 43 slot/anno oggetto di offerta, corrispondenti ad oltre l’86% della capacità offerta del terminale di Piombino. Diversa è la questione sollevata da Eni nel novembre 2023 in sede di audizione davanti all’Arera, l’authority per l’energia: il trasferimento a Vado Ligure aumenterebbe i costi infrastrutturali per la necessità di costruire opere di connessione alla dorsale della rete nazionale di Snam, con impatti negativi sui costi di importazione del gas. Per questo motivo, secondo Eni, la destinazione nel savonese era da evitare, a meno che non si procedesse a sterilizzare per via regolatoria il maggior onere per gli importatori.

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Leonardo Testai

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