Stefano Gabbrielli, presidente Piccola Industria di Confindustria Toscana
di Stefano Gabbrielli, presidente della Piccola Industria di Confindustria Toscana
Prima la pandemia, poi la ripartenza e infine una gelata. Nel rapporto Irpet di qualche giorno fa, lo scenario economico migliore vede una crescita del Pil della Toscana dimezzata: dal 4,6% al 2,4%. Il momento è critico e c’è grande preoccupazione per la tenuta dell’industria toscana.
La nostra strada post pandemia era tracciata. Era fatta di riforme e investimenti in un quadro di sviluppo europeo mai visto prima. Avevamo imboccato la strada della crescita; eravamo ripartiti, avevamo recuperato l’export sul 2020 e 2019 e i rischi operativi per le imprese toscane erano tutto sommato bassi, anche rispetto alle altre regioni. Per tutto il 2021, con la ripresa, abbiamo però visto crescere a dismisura i prezzi delle commodity – dai metalli, agli alimentari, dalle fibre tessili alle materie plastiche e al legno – e i prezzi dell’energia.
La crisi Ucraina-Russia ha peggiorato un quadro già rallentato e ci siamo ritrovati in bolletta le mancate politiche energetiche e la nostra dipendenza dall’estero. Da una stima del nostro Centro studi, gli extra-costi dell’energia potrebbero arrivare a pesare sulla manifattura toscana 3,5 miliardi in più annui rispetto al 2019 e, se il trend di crescita dei costi dovesse restare quello attuale, il conto potrebbe essere anche più salato.
L’emergenza la vediamo anche nei numeri di una recente indagine promossa da Confindustria secondo cui 6 imprese toscane su 10 stanno riscontrando difficoltà logistiche anche su rotte commerciali diverse da quelle di Russia e Ucraina.
Sono per lo più difficoltà legate al costo del trasporto e allungamento dei tempi di consegna. Il 15% dichiara anche di aver dovuto ridurre la produzione a causa dei rincari, ma quasi la metà delle imprese toscane intervistate è convinta che se le cose non cambieranno entro i 6 mesi sarà necessario provvedere ad una rimodulazione della capacità produttiva. La situazione è molto critica e dobbiamo agire subito con un approccio sia sui nodi strutturali, che congiunturali. Dobbiamo tenere insieme investimenti e lavoro, nuove competenze, digitale e sostenibilità.
E agire per evitare possibili conflitti sociali. Per questo, in Toscana, abbiamo lanciato alle istituzioni e alle forze sociali la proposta di un Patto per lo sviluppo, uno sviluppo nuovo che tenga conto del contesto attuale, che individui soluzioni e prospettive nuove alla luce dei cambiamenti in atto.
E che riesca a vedere nell’emergenza anche le opportunità. Quella ad esempio di un nuovo piano energetico regionale che punti con decisione sulla geotermia, che rappresenta già una quota significativa della produzione e del fabbisogno del nostro territorio; l’opportunità di rivedere semplificazioni e agevolazioni in tema energetico e sostenere gli investimenti – anche e soprattutto nell’innovazione e nelle energie rinnovabili – su cui le imprese sono disponibili ad impegnarsi, ma su cui occorrono grossi interventi di semplificazione; la necessità di “aggiustare “il Pnrr che è uno strumento sicuramente importante, ma che va adeguato e aggiornato alle esigenze ancora più complesse con cui si stanno misurando le imprese; l’importanza di un confronto sui fondi comunitari Fesr e Fse che devono essere utilizzati per sostenere le imprese di fronte alle difficoltà emergenti.
Su questi temi, che sono stati anche al centro del confronto della tappa delle pre-Assise della Piccola Industria nazionale ospitata in Toscana qualche giorno fa, chiediamo alle istituzioni coraggio e responsabilità.