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23 ottobre 2023

Venti di guerra, cosa accadrà in Toscana

Intervista al professor Marco Frey, ordinario di economia alla Scuola Sant’Anna di Pisa sugli effetti dei conflitti sulla nostra economia.

Silvia Gigli

Scena di guerra

“Non accadrà quello che è avvenuto dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, almeno spero”. Il professor Marco Frey, ordinario di economia e gestione delle imprese alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è dubbioso. Tanto deflagrante e importante sull’economia italiana è stata la guerra mossa dalla Russia all’Ucraina, quanto misterioso e imprevedibile può essere l’effetto del conflitto tra Israele e Palestina esploso con inusitata violenza in queste settimane. “Di sicuro – afferma Frey – le prime a rimetterci saranno le aziende toscane che si avvalgono dei prodotti israeliani di alta tecnologia”. Adesso, con la guerra in corso, ogni esportazione è bloccata ma le imprese israeliane che producono altissima tecnologia troveranno certo un modo per contattare i loro clienti e, al primo segno di distensione, riprenderanno ad inviare i loro preziosi prodotti.

L’incognita Iran sullo stop al petrolio

Ecco perché, spiega Frey, “i due conflitti non sono paragonabili anche se c’è bisogno di tempo per capire che piega prenderanno gli eventi e se i Paesi vicini vorranno allargare la guerra”. C’è poi l’incognita Iran che ha più volte attaccato, verbalmente, Israele e che sostiene il movimento sciita Hezbollah in Libano e ovviamente i terroristi di Hamas in Palestina, quelli che per primi hanno dato il via al conflitto bombardando selvaggiamente Israele e provocando una carneficina. La risposta di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, lo sappiamo, non si è fatta attendere ed è stata furiosa.

Ma l’Iran, secondo il professor Frey, non è pericoloso solo perché appoggia concretamente tutte le realtà anti-israeliane ma perché ad un certo punto potrebbe decidere di chiudere i rubinetti del petrolio mettendo in ginocchio anche l’Europa. Proprio come fece Putin con il gas facendo schizzare alle stelle il prezzo della materia prima. Mossa che si è rivelata un calvario per aziende e cittadini europei tutt’ora alle prese con prezzi aumentati in qualsiasi settore, dall’alimentare all’abbigliamento. “L’energia è un punto estremamente delicato che tocca molti altri settori, se accadesse ciò che temo si potrebbe tornare alla crisi del 1973 con lo scoppio della guerra tra Israele, Siria ed Egitto, lo stop ai rifornimenti e la prima crisi energetica dal dopoguerra”.

“La comunità internazionale deve intervenire subito”

Il fatto che in entrambi i conflitti (Ucraina e Medio Oriente) siano stati coinvolti anche i civili, è un fatto che lascia esterrefatto il professore. “Tutto questo richiama l’aspetto dei diritti umani. La decisione di non toccare i civili, presa dopo la fine della II guerra mondiale, è stato un elemento di grande stabilità. Nel caso del nostro Paese ha permesso la ricostruzione e il boom economico. A questo punto la comunità internazionale deve cercare in tutti i modi di reagire. Andare a Dubai per la Cop 28 sul clima non sarà una passeggiata e avrà notevoli incidenze sull’equilibrio economico”. E continua: “Dietro tutto questo ci sono dinamiche politiche internazionali che coinvolgono Cina, Paesi Arabi, Iran, Russia, Usa e Europa. Ogni partita si gioca su uno scacchiere internazionale”.

“Se questo non si risolve sarà un male per tutti noi”

C’è anche il fatto che due guerre, sebbene in posizioni geografiche diverse, possono amplificare i loro effetti: “ogni circostanza di questo tipo si riflette sulla congiuntura economica ed è quello che potrebbe accadere”. Sebbene la guerra in Ucraina abbia generato maggiori ripercussioni, dal gas alla mancanza di grano che ha toccato anche la Toscana, il conflitto fra Israele e Palestina presenta numerose incognite e “se questo non si risolve sarà un male per tutti noi”. Frey auspica “che ci sia una soluzione internazionale negoziata anche da parte di quei Paesi che svolgono un ruolo di mediazione. Si dovranno definire meglio i confini degli Stati e dei territori e dovranno essere decise clausole di salvaguardia per questo nuovo equilibrio”. Che tutto il mondo attende con ansia.

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Silvia Gigli

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