E’ un affermato produttore di vini rossi – Chianti Classico, Brunello e Bolgheri – ma ora Dievole, l’azienda vinicola del petroliere argentino Alejandro Bulgheroni che è guidata dal manager Stefano Capurso, scommette anche sul bianco di qualità, e in particolare sul Trebbiano Toscano, un vitigno che in regione non ha mai goduto di grande credito perché spesso utilizzato in assemblaggio con altre uve.
L’affinamento in botti di castagno e rovere toscano
Dievole è andato controcorrente, e ormai da qualche anno ha realizzato un vino 100% Trebbiano (Campinovi Bianco Toscana Igt) che sfida il tempo: “Un grande lavoro in vigna e in cantina – spiega Capurso – ci ha permesso di ottenere un Trebbiano Toscano in purezza così come lo avevamo immaginato: complesso, elegante, persistente e capace di regalare grandi emozioni anche dopo tanti anni”. Dall’annata 2020 l’affinamento avviene in botti da 15 ettolitri di castagno e rovere toscano, anzichè in grandi botti di rovere francese, in un’ottica di sostenibilità e utilizzo di materiali locali.
Diecimila bottiglie di Trebbiano Toscano 100%
Le vigne di Trebbiano sono state piantate nel comune di Castelnuovo Berardenga (Siena) vicino al fiume Arbia, nella zona più fresca della tenuta, in terreni che non erano adatti alla coltivazione del Sangiovese usato per i rossi e che, per questo, rischiavano di rimanere incolti. Il vigneto Campinovi abbraccia quattro ettari a 225 metri sul livello del mare (su 11 ettari della tenuta coltivati a Trebbiano Toscano) e oggi dà 10mila bottiglie che sono vendute da enoteche e ristoranti italiani a 35-40 euro. “Ma potenzialmente si potrebbe arrivare a fare 20-25mila bottiglie – spiega Capurso – la mia speranza è riuscire a riunire i produttori toscani che puntano sul Trebbiano, e che oggi sono al massino 6-7, per formare un’associazione che promuova e faccia conoscere le potenzialità di questo vitigno”.
Cinque tenute, 330 ettari di vigneti, 1 milione di bottiglie
Il gruppo vinicolo Abfv di Alejandro Bulgheroni conta in Italia 330 ettari vitati, tutti biologici, e una produzione di circa 1 milione di bottiglie l’anno in cinque tenute. Il bilancio 2023 (l’anno fiscale si è chiuso in giugno) ha registrato un fatturato di 14,6 milioni di euro con 2,4 milioni di ebitda (margine operativo lordo). Quest’anno la previsione è un incremento intorno al +2-3% sia per il fatturato che per l’ebitda. “Nel luglio scorso è cominciato il rallentamento delle vendite – spiega Capurso – legato in particolare al consumo delle scorte da parte dei clienti. Ora si sta risalendo e tornando alla normalità, anche se l’Italia preoccupa perché la ristorazione media italiana non sta vendendo molto vino”.
Investimenti nell’ospitalità e in cantina
Intanto il gruppo sta investendo nell’ospitalità e in cantina: dopo aver appena completato la ristrutturazione di 14 camere a Dievole (dove la ricettività è salita a 32 camere), ora in programma c’è la realizzazione di una spa e di un nuovo ristorante sempre a Dievole (dove la villa storica, che ha 12 camere, è rimasta aperta per tutto l’inverno); la costruzione di un nuovo centro logistico a Pianella, accanto al frantoio, frutto della trasformazione di duemila mq di capannoni; e infine il completamento della spettacolare cantina di Bolgheri, realizzata in una cava di marmo dismessa. L’investimento è salito da 16 a 22 milioni di euro, l’inaugurazione è fissata tra un anno.
Silvia Pieraccini