La Banca d’Italia registra per il primo semestre del 2025 in Toscana un incremento del Pil pari al +0,3%, inferiore rispetto al dato nazionale (+0,6%): una ripresa rallentata su cui pesano ancora le incertezze del ciclo economico, come rivela l’aggiornamento sull’economia regionale diffuso oggi: l’indicatore coincidente Regio-coin, progettato per cogliere l’andamento delle componenti di fondo del Pil, è tornato su valori negativi a fine secondo trimestre, dopo timidi segnali di recupero nei mesi iniziali dell’anno.
Rispetto a quanto rilevato nel rapporto di giugno scorso sulla Toscana che metteva già in evidenza una ripresa più debole rispetto al resto d’Italia, Bankitalia conferma il maggiore affanno dell’economia regionale. Se per il consuntivo 2024 si evidenziavano segnali di timido recupero, ma anche squilibri strutturali legati alla lenta risposta di alcuni comparti industriali, nella fotografia aggiornata le dinamiche appaiono confermate: la crescita permane su ritmi moderati, sostenuta dai servizi pubblici e dagli effetti del Pnrr, ma frenata da consumi ancora incerti e da performance deboli nei comparti privati produttivi.
Imprese ottimiste per le vendite (ma gli investimenti…)
Nel manifatturiero quasi la metà delle aziende sondate da Bankitalia denuncia un calo di fatturato a prezzi correnti nei primi tre trimestri dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024, situazione analoga all’anno passato. Il saldo tra aumenti e riduzioni resta negativo di circa 20 punti percentuali; il comparto moda soffre in misura maggiore, pur registrando un lieve miglioramento. I piani di investimento stilati a fine 2024 – che prevedevano da parte di circa metà degli operatori una riduzione degli investimenti – sono stati confermati. In prospettiva, le valutazioni sulle vendite si fanno più ottimistiche, superando quelle negative, mentre non emergono segnali per un incremento degli investimenti a breve termine.
Nel settore edile si registra un ulteriore rallentamento, meno intenso però per le imprese di maggiori dimensioni; il comparto beneficia ancora dei lavori pubblici legati all’attuazione del Pnrr. Il Terziario evidenzia una debolezza crescente: nei primi tre trimestri 2025 il fatturato è rimasto stabile per circa metà delle aziende rispetto allo stesso periodo del 2024, ma il saldo tra incrementi e riduzioni (positivo per meno di 10 punti percentuali) si contrae rispetto all’anno precedente e secondo le aspettative delle imprese potrebbe peggiorare nei mesi futuri. La situazione congiunturale ha influenzato anche i bilanci aziendali: redditività e liquidità diminuiscono leggermente, pur mantenendosi su livelli ritenuti ancora adeguati.
Famiglie: reddito e consumi sotto la lente
Il reddito a valori correnti delle famiglie toscane è salito del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, trainato dalla prosecuzione della fase espansiva dell’occupazione. In termini reali però il potere d’acquisto registra un incremento dello 0,7%, contenuto dall’inflazione in moderata crescita. I consumi mostrano ancora una certa debolezza, con una dinamica pari al +1% in Toscana: il peggioramento del clima di fiducia e delle aspettative sull’economia, secondo Bankitalia, frena la spesa, sostenuta solo dal maggiore ricorso al credito al consumo. L’indebitamento delle famiglie è aumentato sia per la componente del credito al consumo (+6,6%) che per i mutui prima casa (+2,8%): la ricomposizione del loro risparmio finanziario, in un quadro di modesto incremento dei depositi (+1,5%), vede la preferenza per titoli di Stato (+5,3%), azioni (+13,7%) e quote di fondi Oicr (+11,5%).
La dinamica del credito a famiglie e imprese
Il credito al settore privato non finanziario torna a crescere (+0,7% su base annua). I finanziamenti alle famiglie accelerano (+2,2%), mentre i prestiti alle imprese diminuiscono moderatamente (-0,6%), con una contrazione più marcata per le realtà di minore dimensione (-5,7%). Il costo dei finanziamenti alle imprese si riduce dal 6,2% di fine 2024 al 5,2% di giugno 2025, mentre permane un forte divario tra i tassi per le piccole (8,8%) e le grandi aziende (5,1%). Sui mutui, il tasso medio sostenuto dalle famiglie resta sostanzialmente invariato passando dal 3,4% al 3,5%. La qualità del credito si mantiene confortante: il tasso di deterioramento resta stabile (1,5%) e cala la quota di crediti con ritardi nei rimborsi. L’incidenza delle posizioni deteriorate registra una leggera contrazione, riflettendo la tenuta dei bilanci aziendali e il ridotto profilo di rischio delle imprese affidate negli ultimi anni.
Leonardo Testai