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25 novembre 2025

Calzature, il distretto lucchese prova a ripartire giocando tre carte

La rete d’imprese Tuscany for shoes, formata da 63 aziende di Segromigno in Monte, ha riunito i tecnici dei brand-committenti.

Silvia Pieraccini
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Ripartire, recuperare le produzioni perdute, rialzare la testa dopo un periodo durissimo: non è una missione facile quella che ha davanti il distretto toscano della calzatura, concentrato nelle province di Lucca e Pistoia, ma neppure impossibile, a patto di avere ben chiari obiettivi e azioni da fare. Azioni che ha provato a mettere in fila la rete d’imprese T4S (Tuscany for shoes) nata nel 2021 e guidata da Serena Cecchini, che riunisce 63 piccole aziende di Segromigno in Monte (Capannori, Lucca) e zone limitrofe, e che ha promosso un incontro al polo tecnologico di Capannori rivolto ai tecnici dei grandi brand, presenti Burberry, Prada, Fendi, Ferragamo, Louboutin, Gruppo Minerva. Sono i brand che danno lavoro a tanti produttori terzisti disseminati nella zona, alimentando una filiera che oggi rischia di perdere pezzi preziosi a causa della crisi.

I laboratori che stanno facendo ricerca sulla scarpa

Per questo l’evento, intitolato ‘Brands meet T4S’ e arrivato alla quarta edizione, è stato l’occasione per parlare di come affrontare le difficoltà del settore moda, che in Toscana soffre dalla fine del 2023, ma anche per confrontarsi con mondi diversi che dalle difficoltà hanno imparato a riemergere, da quello della nautica di lusso (illustrato da Katia Balducci del gruppo Overmarine) a quello delle emergenze sanitarie e di protezione civile (interpretato dal dottor Piero Paolini). Ed è stata l’occasione per presentare le novità sul fronte della ricerca applicata (o da applicare) alla calzatura e al settore moda, cui stanno lavorando laboratori toscani come Next Technology Tessile (rappresentato da Enrico Venturini), Ceq (con Marco Ruzzante), Lmpe (con Luca Landini), ma anche il dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa (con la professoressa Claudia Antonetti) o aziende fornitrici di sottopiedi come Bartoli spa (Giorgio Bartoli).

In 20 anni decimate aziende e addetti

Ricerca e innovazione, formazione, sostenibilità sono le tre strade delineate per la ripartenza, da impostare su nuove relazioni di partnership – più che di fornitura – tra grandi marchi e terzisti. Negli ultimi 20 anni il settore calzature a Lucca e Pistoia è stato investito da uno tsunami, con le aziende passate da 611 a 180 a Lucca e da 482 a 157 a Pistoia, e gli addetti precipitati da 4.500 a un migliaio a Lucca, e da 3.700 a 1.500 a Pistoia. Il fatturato oggi si aggira sui 200 milioni annui a Lucca (per metà all’export) e sui 300 milioni a Pistoia (di cui 100 all’export).

Aggregazioni di terzisti per servire i brand

Il fenomeno nuovo emerso nel settore è dato dalle aggregazioni di terzisti, spesso promosse da fondi d’investimento con l’obiettivo di servire meglio i grandi marchi. E’ il caso di Ftc-Filiera toscana della calzatura, controllata dall’imprenditore Michele Paris con alcuni fondi di private equity gestiti da Azimut Libera Impresa Sgr, che ha appena aggiunto al gruppo altre due aziende (dopo Solettificio Jannelli di Montevarchi, Danimarc Suolificio di Santa Maria a Monte-Pisa e Apam International di Fucecchio): il suolificio Ars Suola di Montopoli Val d’Arno, 30 dipendenti e 60 anni di storia; e il suolificio Zeplast di Vigonza, sulla riviera del Brenta, 10 dipendenti e il 98% di riciclo degli scarti.

I fondi d’investimento guidano la marcia

Caso simile è quello del Gruppo Tre Zeta di San Miniato (Pisa), polo di componenti per scarpe di lusso nato sotto la spinta del fondo Koinos, che conta cinque tra tacchifici, suolifici, solettifici e stampi con circa 300 dipendenti; oppure Gmi-Gruppo Manifatture italiane promosso dal fondo di private equity Consilium che ha acquisito quattro calzaturifici toscani (River e Energy di Fucecchio; Claudia di Capannori; Broma di Cerreto Guidi) investendo circa 100 milioni.

Spiragli di luce per il 2026

“Qualche spiraglio di luce si comincia a vedere – ha detto la presidente della rete d’imprese Cecchini riferendosi al 2026 – e la sostenibilità non solo ambientale, ma sociale e di governance, comincia a farsi largo anche nelle aziende più piccole. Il business è cambiato e noi dobbiamo adeguarci”.

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Silvia Pieraccini

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