La Fortezza da Basso di Firenze
Si delinea lo scenario possibile, dopo che la gara bandita da Firenze Fiera per trovare un partner industriale in grado di iniettare liquidità e spingere lo sviluppo non è andata a buon fine, come anticipato da T24. Nessuna delle tre offerte presentate nelle settimane scorse da operatori leader nel settore – Fiera Milano, Fiere di Parma e la fiorentina Pitti Immagine – “realizza le condizioni poste a base del bando”, spiega oggi, 5 dicembre, un comunicato di Firenze Fiera. Per questo la commissione esaminatrice non ha potuto procedere – si afferma – con la fase successiva, quella del dialogo competitivo nella quale si sarebbe dovuto trattare individualmente su sovrapprezzo, anticipazione degli obiettivi indicati dal piano di risanamento 2023-2027 della società fieristica, poteri (e ruoli) di governance e di organizzazione aziendale.
Nessuno dei tre pretendenti ha messo sul piatto 12 milioni di euro
Quel che è mancato – si intuisce – sono i 12 milioni di euro (previsti in modo vincolante dal bando, secondo Firenze Fiera) da destinare all’aumento di capitale, a fronte dei quali il nuovo partner avrebbe acquisito il 24% della società: nessuno dei tre pretendenti ha offerto questa cifra, ritenendo evidentemente che fosse troppo alta sulla base della remunerazione attesa (o forse ritenendo, sostiene qualcuno, che la cifra di 12 milioni non fosse vincolante). Cosa succederà adesso? Il presidente di Firenze Fiera, Lorenzo Becattini, ha convocato i soci per la prossima settimana, per esaminare le soluzioni alternative “tenuto conto – sottolinea la Fiera – del positivo andamento dell’azienda nell’anno in corso”.
I risultati 2023 sono migliori del budget
La chiusura 2023 di Firenze Fiera, che è attesa migliore del budget, potrebbe lasciare aperta la porta a una soluzione-tampone. La società fieristica (che nel 2022 ha registrato 4,2 milioni di perdita su 13,6 milioni di fatturato), quest’anno vedrà una crescita a doppia cifra dei ricavi, che saliranno intorno a 17,5 milioni, e si avvicinerà al pareggio di bilancio. Questi risultati potrebbero spingere i soci pubblici (che si sono impegnati a versare 16 milioni di euro) a ridimensionare l’investimento-minimo chiesto al nuovo partner, scendendo da 12 milioni a 8-10 milioni di euro. In questo modo i pretendenti potrebbero rientrare in gioco. Il dubbio è se serva un nuovo bando, com’è altamente probabile, oppure no. In ogni caso, non si tratta di un bel finale per un’operazione che era stata annunciata come capace di rilanciare la società che gestisce il polo fieristico-congressuale fiorentino, formato dalla Fortezza da Basso (in concessione e, proprio adesso, interessata da grossi lavori di ristrutturazione), dal Palazzo degli Affari appena ristrutturato e dal Centro Congressi di Villa Vittoria. Un rilancio sperato da vent’anni, e mai ancora realizzato.
Silvia Pieraccini