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20 novembre 2023

Flussi turistici, timidi aumenti di presenze in Toscana

Irpet rileva crescite timide nei flussi turistici dei primi otto mesi del 2023. I risultati sono positivi solo grazie alle presenze internazionali, ma ancor lontani dai livelli pre-Covid.

Turisti a Firenze

Nei primi otto mesi del 2023 i flussi turistici non sono stati tali da far sorridere e superare la soglia psicologica del 2019, prima dell’avvento della pandemia (-2%). Sono i dati rilevati dall’Irpet Toscana. La crescita delle presenze, registrata nel 2022 e accentuata nei primi 5 mesi del 2023, si è ridimensionata durante l’estate, determinando nei primi 8 mesi di quest’anno un aumento contenuto del +5,3% sul 2022.

Il mercato nazionale ha ancora cifre molto basse

A trainare la lieve rimonta è la componente internazionale (+14,7%), dove ad aumentare è però solo la parte extra-europea (+50%), a cui resta il maggior terreno da recuperare rispetto ai livelli pre-Covid (-10,5% sul 2019). Cresce assai meno il turismo europeo (+2,7%), la cui importanza, come è noto, è cruciale per l’economia turistica toscana, perché rappresenta l’unico mercato in crescita rispetto al periodo pre-pandemico (+8,2% sul 2019).
Sul fronte interno, le presenze di toscani in Toscana diminuiscono rispetto ai primi 8 mesi del 2022 di circa il -4,2%, e del -3,7% quelle dal resto d’Italia. Ai mercati nazionali resta dunque ancora una quota consistente di presenze da recuperare rispetto ai livelli registrati prima della pandemia (-7,7% sul 2019).

A vincere il palmares sono gli extraeuropei

Come già sottolineato, protagonista assoluta della crescita nei primi 8 mesi del 2023 è la componente extraeuropea (+50,5%). In particolare i mercati dell’estremo oriente, Corea del Nord (+285%), Giappone (+282%), Australia (+182%) Cina (+179%), India (+99,7%), ma anche i principali dell’America centrale e meridionale, Brasile (+95.5%), Messico (+77,5%), Argentina (+58,6%). Pur aumentando del 45% le presenze dalla Russia, restano quelle ancora lontane dal tornare ai livelli del 2019 (-75%), seguite dal Giappone (-70,3%), e dalla Cina (-68,9%). Alle ragioni sanitarie e logistiche, si aggiungono ragioni culturali e geopolitiche a condizionare una ripresa piena dei livelli pre pandemia, che su alcuni mercati potrebbe essere più lenta del previsto, nonostante le aspettative positive per l’autunno, in particolare per il mercato cinese. “E’ una lettura ulteriormente confermata – spiega l’Irpet – dall’exploit delle presenze statunitensi, che nei primi 8 mesi del 2023 aumentano di ben il 35,7% sullo stesso periodo del 2022 e superano di più del 22% quelle registrate nel 2019. Un trend similare lo si osserva anche negli altri paesi dell’America del Nord come il Canada (+18,4% sul 2019) e il Messico (+47%)”.

Battuta d’arresto dai Paesi europei, a parte Spagna e Grecia

A conoscere una battuta di arresto progressiva nel corso dei mesi primaverili ed estivi, rispetto ai livelli del 2022, sono invece le nazionalità provenienti da alcuni dei principali paesi dell’Europa occidentale, Svizzera (-9,5%), Belgio (-9,2%), Danimarca (-7,6%) e Austria (-6,2%), ma anche Norvegia (-3%), Germania (-2,3%) e Paesi Bassi (-2%). Crescono invece molto le presenze dalla Spagna (+27,4%), dalla Grecia e da molti dei paesi dell’Est Europa, a cominciare dalla Polonia (+38,2%); molti di questi hanno decisamente superato, ormai, i livelli di presenze del 2019. Molto rilevante è anche la crescita delle presenze dal Regno Unito (+10% sul 2022).

Focus sui flussi nazionali, dalla crisi all’attrazione verso l’estero

Attenzione particolare alla componente nazionale dei flussi, che diminuiscono seppur di poco sul 2022 (-3,8% gli italiani nei primi 8 mesi). La diminuzione interessa tutto il Centro-Nord. Il rallentamento c’è soprattutto nei mercati forti per la Toscana, quello interno dei toscani e quelli del Centro-Nord Italia (Lombardia e Lazio), che hanno sempre garantito il loro apporto nella stagione estiva e, nell’ultimo decennio, sempre di più anche nei mesi non estivi. Da questi mercati la spinta alla ripresa sembra esaurirsi nei primi mesi del 2023. “Le ragioni sono diverse e tra loro complementari – spiega il rapporto -. Per le fasce meno abbienti, più toccate dagli effetti economici della crisi Covid e dall’inflazione, la riduzione del consumo turistico o la scelta di zone alternative più a buon mercato è una risposta. Per coloro che invece non hanno problemi economici la riapertura completa dei mercati internazionali determina una scelta diversa dall’Italia, come evidenziano le stime di Banca d’Italia relative alla crescita della spesa turistica degli italiani all’estero, che nei primi sei mesi del 2023 aumenta del 35% rispetto al primo semestre 2022 e supera ormai del 15% i livelli registrati nel primo semestre del 2019”.

Vivacità nelle città d’arte

Le città d’arte registrano nei primi 8 mesi del 2023 la più vivace dinamica congiunturale (+17,8% sui primi 8 mesi del 2022), pur restando le destinazioni ancora più lontane (Firenze su tutte) dal recuperare i livelli del 2019 (-10,3%). A questa maggior difficoltà delle città d’arte nel recuperare i livelli pre-pandemici contribuiscono da un lato la maggior incidenza dei mercati extra-europei, ancora non del tutto tornati al turismo a lungo raggio (l’Asia soprattutto), e dall’altro la debolezza della domanda dei mercati nazionali.

Viceversa, sia le aree collinari che balneari, grazie in particolare al contributo dei flussi dall’Europa, hanno già colmato il divario rispetto al periodo pre-pandemico (+0,8% e +7,1%). Mentre le destinazioni collinari, grazie in particolare alla spinta degli stranieri, registrano una crescita di ben il +9,8% sul 2022, viceversa spicca la diminuzione delle presenze nelle aree balneari (-3,8% sui primi 8 mesi del 2022), determinata dalla componente domestica che frena la ripresa. Una dinamica più simile alle destinazioni collinari la si registra nelle aree montane della regione, con un aumento piuttosto contenuto delle presenze (+3,1%), da attribuirsi soprattutto alla componente straniera sul 2022 e un deciso superamento dei livelli del 2019 (+6,5%).

La montagna riprende slancio, un po’ peggio le zone balneari

L’estate 2023 sembra decretare l’uscita dei territori montani, con l’eccezione dell’Amiata, dalle difficoltà a riprendere il passo della crescita registrate fino allo scorso anno. Le destinazioni collinari più competitive a livello internazionale continuano a crescere, seppure più moderatamente, trainate dalle nazionalità straniere, in particolare extra-europee. Viceversa, la debolezza della componente nazionale e la fine della spinta alla crescita delle nazionalità mitteleuropee sono alla base della frenata delle destinazioni balneari rispetto al 2022, che subiscono la riapertura e la concorrenza di destinazioni mediterranee nuove e più a buon mercato. La totalità degli ambiti balneari, ad esclusione delle due maremme, e la quasi totalità delle aree collinari e montane, hanno superato nei primi otto mesi del 2023 i livelli di presenze del 2019.

Come fare a recuperare il milione di pernottamenti annui

Se guardiamo al complesso dei primi 8 mesi del 2023, emergono tre componenti rilevanti per recuperare quel milione di pernottamenti ufficiali su base annua che separano la domanda turistica regionale presente da quella che caratterizzava il turismo pre-Covid.
“La prima componente – si spiega -è rappresentata dai mercati asiatici. I primi 8 mesi del 2023 sanciscono finalmente una decisa ripresa dei flussi e vi sono valide ragioni per prevederne un ulteriore aumento da queste destinazioni. Tuttavia, l’instabilità geopolitica ed economica globale potrebbero frenarne il recupero. I mercati dell’Est europeo rappresentano una seconda componente rilevante, che sta giocando un ruolo positivo. In questo caso i fattori di ostacolo sono rappresentati dall’incertezza e dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. Una condizione non facilmente superabile nel breve periodo, ma che al momento non sembra impedire un aumento dei flussi”.
Secondo Irpet, infine, l’elemento più preoccupante è la frenata del turismo interno, in particolare dalle regioni settentrionali e dal Lazio, nonché del turismo dei toscani in Toscana.
Alla questo si aggiunge la preoccupazione per il turismo mitteleuropeo. La recessione tedesca potrebbe in questo senso contribuire a frenare il fondamentale apporto dei flussi turistici centroeuropei all’economia della Toscana nei prossimi mesi. (Red)

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