Si concluderà ai primi di settembre l’offerta pubblica di scambio di Banca Mps su Mediobanca, una delle partite più sostanziose di un round di risiko bancario nazionale che coinvolge anche Banco Bpm, Unicredit e Generali. Dopo che il 26 giugno il Cda di Siena ha approvato la procedura per l’aumento di capitale da 13,19 miliardi di euro – più il sovrapprezzo – al servizio dell’Ops su Piazzetta Cuccia, sono arrivati i via libera dalla Bce, dall’Antitrust e infine dalla Consob, che ha approvato il prospetto che descrive i dettagli, i possibili scenari e gli effetti finanziari dell’offerta.
L’operazione partirà il 14 luglio e si concluderà l’8 settembre, restando sul mercato 40 giorni di Borsa aperta, il massimo consentito. Mps riconoscerà un corrispettivo di 2,533 azioni Mps per ogni azione Mediobanca portata in adesione all’offerta. Nel documento d’offerta che la banca pubblicherà a ore si capirà se Rocca Salimbeni ha subordinato l’efficacia dell’offerta a una soglia minima di adesione più bassa del 66,7%: infatti, nell’ipotesi di un risultato dell’Ops con adesioni sotto la soglia del 50% più una azione – scenario possibile in virtù del via libera incondizionato della Bce all’offerta – il Monte non potrebbe consolidare Piazzetta Cuccia e perderebbe 2,9 miliardi di imposte differite (Dta) oltre a non realizzare 700 milioni di sinergie stimate.
Rimane tuttavia un margine d’incertezza che discende dalla procedura di Accelerated book building con cui Banca Akros ha collocato per conto del Mef il 15% di Banca Mps nell’autunno scorso: un collocamento che ha portato la quota a essere acquisita da Delfin, Caltagirone, Banco Bpm – azionista di controllo di Banca Akros – e Anima. La Commissione europea ha confermato di aver ricevuto informazioni dagli operatori di mercato e che le sta esaminando: il rischio è quello dell’apertura di un’indagine su aiuti di Stato. E indaga già anche la procura di Milano, con un’inchiesta tesa a verificare se vi siano state o meno anomalie proprio su quella procedura. (lt)