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27 novembre 2025

La capacità di spesa dei toscani è sotto pressione (e le famiglie tagliano)

Per l’Osservatorio Ires–Cgil cresce il divario: da un lato i lavoratori stabili e full time, e dall’altro i precari o part time.

Leonardo Testai

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La capacità di spesa dei toscani mostra segnali di indebolimento: è l’indicazione che emerge dalla ricerca presentata dall’Osservatorio permanente sui redditi individuali e sulla condizione economica delle famiglie di Ires Toscana, Cgil Toscana e Caaf Cgil Toscana. La rilevazione, basata su 100 interviste condotte tra giugno e agosto 2025 negli sportelli Caaf dell’area fiorentina e pratese, evidenzia un quadro di forte polarizzazione sociale e di riduzione percepita della tenuta economica.

L’analisi registra un divario crescente tra lavoratori stabili – con contratti a tempo indeterminato in aziende medio–grandi e dotati di strumenti integrativi – e una maggioranza relativa di oltre la metà degli intervistati che ha un contratto a termine o un part-time involontario. Proprio in quest’area si concentra il disagio economico più evidente, con molti che dichiarano di non riuscire più a far quadrare i conti.

Solo il 45% non taglia sui bisogni essenziali

Il dato centrale riguarda la capacità o meno di mantenere i livelli di spesa per i bisogni essenziali. Nel dettaglio, il 45% del campione non ha mai dovuto rinunciare o ridurre le spese; il 18% ha messo in atto piccole riduzioni o comportamenti di risparmio; il 17% è stato costretto a rinunciare o ridurre fortemente almeno un bisogno essenziale; il 19% ha compiuto più rinunce o più riduzioni significative. Quasi due intervistati su cinque, quindi, hanno modificato in modo sostanziale i propri consumi, segnalando come il costo della vita eroda la capacità di spesa reale.

La soddisfazione economica media è pari a 6,05 su 10, ma scende a 5,13 se confrontata con il 2022: un calo che gli intervistati attribuiscono quasi all’unanimità all’aumento dei prezzi e alla percezione di retribuzioni incapaci di compensare l’inflazione. Sul futuro prevalgono incertezze: il 39% prevede stabilità, ma i pessimisti (33%) superano gli ottimisti (28%). Inflazione, instabilità internazionale e precarietà lavorativa pesano sulla fiducia delle famiglie.

“Cresce la polarizzazione sociale”

“Lo studio conferma con chiarezza ciò che da tempo denunciamo, cresce la polarizzazione sociale”, afferma Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana, il quale sottolinea la necessità di “una svolta nelle politiche pubbliche e industriali” e ricorda la mobilitazione in vista dello sciopero generale del 12 dicembre, occasione che vedrà il leader nazionale Maurizio Landini in piazza a Firenze. “Facciamo appello – aggiunge – alle controparti datoriali: salari più alti, lavoro stabile, welfare inclusivo e una vera lotta al carovita”.

Per Maurizio Brotini, presidente di Ires Toscana, la polarizzazione va letta anche considerando la presenza o meno di entrate aggiuntive. “L’inchiesta mostra processi di polarizzazione all’interno dell’area del lavoro dipendente che non solo si accentuano, ma che debbono essere letti anche attraverso l’integrazione o meno con altre fonti di reddito, siano esse entrate da investimenti finanziari o soprattutto proventi da immobili di proprietà dati in affitto”.

Nelle fasce più fragili (lavoro povero, precario, partite Iva con basso fatturato, lavoro nero) l’abolizione del Reddito di cittadinanza secondo Brotini ha aggravato il quadro comportando “uno sprofondamento economico sociale ed esistenziale”, mentre il peso delle utenze “è divenuto insopportabile” e incide sulla capacità di spesa delle famiglie. Tra i proprietari di casa, inoltre, pesano le rate del mutuo.

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Leonardo Testai

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