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14 ottobre 2024

Livorno, al via i lavori della bioraffineria. Eni investe più di 600 milioni

Parte uno dei più grandi progetti di riconversione industriale. Il gruppo garantisce il mantenimento di 1.000 occupati tra diretti e indotto.

Silvia Pieraccini

La posa della prima pietra della bioraffineria Eni di Livorno

Adesso non si torna più indietro. Dopo vent’anni di timori di chiusura e di operazioni fallite, la storica raffineria Eni di Livorno, che produceva benzine, gasoli e oli lubrificanti, ha un futuro definito e irreversibile. Oggi, 14 ottobre, è stata posata la prima pietra (anzi, il primo mattone) della bioraffineria, il nuovo impianto che, a partire dal 2027, produrrà diesel biologico utilizzando oli vegetali provenienti dalle piantagioni che Eni sta sviluppando in Africa e da grassi animali e oli di scarto delle raccolte domestiche. Si tratta di una riconversione industriale che richiederà un investimento di oltre 600 milioni di euro, hanno spiegato i manager Eni, la più grossa operazione che il gruppo energetico ha in ballo in Italia. Al momento si sta lavorando all’allestimento del cantiere, visto che dopo la Via (valutazione d’impatto ambientale) ottenuta l’estate scorsa, l’azienda attende il rilascio dell’autorizzazione unica per avviare la costruzione.

Un traguardo atteso con trepidazione da anni

La vecchia raffineria cesserà di funzionare (da gennaio-febbraio si è già fermato l’impianto lubrificanti) e rimarrà solo un hub di distribuzione di carburanti importati, ma tutti i dipendenti (400 diretti più un indotto che fa salire il numero a circa un migliaio) saranno reimpiegati nel nuovo progetto. Per Livorno e per la Toscana è un traguardo atteso, con trepidazione, da anni, tanto che le dichiarazioni dei sindaci di Livorno e di Collesalvetti (l’impianto insiste su due Comuni) e del presidente della Regione, ma anche dei manager Eni, sono state tutte improntate al risultato raggiunto di mantenimento dell’attività e difesa dell’occupazione, e dunque alla sostenibilità sociale che questo progetto contempla accanto alla sostenibilità ambientale e economica. “Poter contare su impianti e personale dell’attuale sito industriale è fondamentale”, ha detto il responsabile della raffineria Eni di Livorno, Pietro Chèrié Lignière.

Un esempio di trasformazione dell’industria in direzione green

Al teatro del Cral Eni di Livorno, la soddisfazione di istituzioni e azienda per l’obiettivo raggiunto, e anche per la possibilità di convertire e qualificare il personale esistente, si è toccata con mano. “L’operazione livornese è un esempio di come deve trasformarsi l’industria”, ha detto il presidente Eni, Giuseppe Zafarana. “E’ un lavoro di squadra che guarda al futuro”, ha aggiunto il presidente regionale Eugenio Giani. “Il mattone che è stato posato è ‘pesante’ – ha sottolineato il sindaco di Livorno – e consolida il rapporto intelligente tra industria e ambiente dopo tanti anni di incertezze e il rischio di chiusura della raffineria”.

L’attuale raffineria Eni di Livorno

Il biodiesel prodotto può essere utilizzato direttamente alla pompa

Il biodiesel che sarà prodotto si chiama Hvo (hydrogenated vegetable oil) e, esattamente come quello che già si produce nelle bioraffinerie Eni di Venezia e di Gela, potrà essere utilizzato in purezza (in Italia ci sono già 1.200 stazioni di servizio che lo erogano), grazie al fatto di essere depurato dall’ossigeno e addizionato con idrogeno. “Il nostro biodiesel riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera dal 65 al 90% rispetto al suo gemello di origine fossile, dando un forte contributo alla decarbonizzazione dei trasporti – ha spiegato Giuseppe Ricci, direttore Trasformazione Industriale di Eni – e anche la nuova bioraffineria avrà emissioni in atmosfera inferiori a quelle attuali”. A chi ha manifestato timori per il futuro traffico di camion dal porto di Livorno alla bioraffineria, Ricci risponde: “La vecchia raffineria lavorava cinque milioni di tonnellate di greggio all’anno, la nuova bioraffineria produrrà 500mila tonnellate di biocarburante all’anno: fate voi i conti”.

La raffineria di Livorno vista dall’alto

Mille persone al lavoro il prossimo anno nel cantiere

La tecnologia utilizzata sarà quella di proprietà Eni che si chiama Ecofining, diretta a trasformare diversi tipi di cariche rinnovabili in biocarburanti di elevata qualità. “Avere una tecnologia di proprietà ci permette di guardare sempre avanti”, dice Eni. La nuova bioraffineria avrà un impianto di pre-trattamento e un impianto per la produzione di idrogeno e, durante la fase di cantiere, darà lavoro a un migliaio di persone. “Metteremo in campo tutte le azioni per garantire la sicurezza, anche questa è sostenibilità”, afferma Umberto Carrara, direttore Refining evolution and transformation. L’impianto sarà pronto tra 27-28 mesi, quindi a fine 2026-inizio 2027.

La ‘vecchia’ raffineria compie 85 anni

L’occasione della posa della prima pietra della nuova bioraffineria si è saldata col compimento degli 85 anni della vecchia raffineria livornese, costruita nel 1936, entrata in funzione nel 1938 (alimentata con 65mila tonnellate di grezzo proveniente dai Balcani), distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e poi ricostruita e riaperta nel 1953 come raffineria Stanic, poi ammodernata più volte. La raffineria si sviluppa su un’area di 16 ettari, tra Livorno e Collesalvetti ed è collegata via oleodotto col porto di Livorno e col deposito di Calenzano (Firenze).

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Silvia Pieraccini

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