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18 luglio 2024

Maremma e Livorno, incertezze e cambiamento per un’economia che ancora non sorride

La 22a edizione della Giornata dell’economia disegna un quadro con molte ombre e poche luci. Unico settore vitale l’artigianato.

Un’incertezza globale e locale che paralizza, ma che può rappresentare un’opportunità se si sapranno cogliere le sfide del cambiamento. È quanto emerge dalla Giornata dell’Economia, tradizionale appuntamento della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno: la 22a edizione si è svolta oggi a Grosseto. Presso Banca Tema è stato presentato il Rapporto strutturale sull’economia delle province di Grosseto e Livorno, realizzato dall’Azienda speciale della Cciaa Centro Studi e Servizi con gli ultimi dati relativi all’anno 2023, che ha un titolo eloquente: “Certi dell’incertezza”. Nonostante gli investimenti stranieri e l’impegno con i recenti bandi della Camera di commercio, la situazione sembra essere al palo. E anche Livorno non sorride, nonostante i numerosi impegni presi anche dal primo cittadino.

“Incertezza è la parola d’ordine nell’economia italiana, che attraversa una complessa fase di transizione tecnologica ed ambientale – ha detto il presidente della Camera di Commercio Riccardo Breda –. Tale incertezza regna anche a livello locale, dove le nostre imprese dovranno adattarsi velocemente, cercando soluzioni creative magari per diversificare le proprie attività, esplorare nuovi mercati e adottare tecnologie innovative. In tale contesto le startup giovanili costituiscono solo una piccola parte del totale e la gran parte delle nuove imprese innovative è guidata da ‘innovatori maturi’, i cosiddetti Silver startupper, le cui imprese hanno per di più un tasso di successo superiore a quelle create dai giovani”.

In una società vecchia, timidi segnali dalle imprese di capitale

Una popolazione che ormai da tempo si riduce ed invecchia sempre di più: questa tendenza nazionale è ancora più marcata nel territorio delle province di Grosseto e Livorno. A fine 2022 i livornesi erano poco più di 325mila, con un calo dello 0,62% rispetto all’anno precedente, mentre i grossetani erano 216mila unità, con una perdita dello 0,48%, a fronte di un decremento regionale nello stesso periodo pari allo 0,33% e nazionale allo 0,30%. Infatti, al contrario di quanto accaduto in Toscana e in Italia, nelle 2 province le variazioni sono peggiori di quelle rilevate a fine 2021.

Se la dinamica imprenditoriale si mostra debole, le due province evidenziano però un andamento migliore rispetto alle medie regionale (-2,1%) e nazionale (-1%): in termini di sedi d’impresa Grosseto (-0,7%) fa meglio di Livorno (-1,1%). Dall’analisi per classe di natura giuridica, emerge che solo le società di capitale mostrano una crescita tendenziale e non ovunque: Cciaa Mt +1,2%, Italia +1,4% e Toscana -3,4%. Risultano in diminuzione tutte le altre tipologie. Quello che non cambia è la costanza nella crescita delle unità locali, in particolare di quelle con sede fuori provincia. Tale andamento conferma un lento ma costante incremento delle dimensioni medie delle imprese, più strutturate e resilienti.

Diminuita in 10 anni la capacità di fare impresa

Nell’arco di 10 anni dal 2013 al 2023 la capacità di intraprendere è scesa vistosamente ovunque per l’invecchiamento della popolazione, la minor vocazione a fare impresa, l’aumentata incertezza. Grosseto continua d’altro canto a mantenere un maggiore grado di imprenditorialità rispetto ad altri territori: se rapportiamo le sedi d’impresa ai residenti (densità imprenditoriale), qui si hanno 19 imprese ogni 100 residenti, a fronte di 13 a livello nazionale.

Le startup innovative locali ammontano a 43, delle quali 29 hanno sede a Livorno e 14 a Grosseto. La distribuzione settoriale vede una forte concentrazione nei servizi (32), prevalentemente nell’informazione e nella comunicazione e nelle attività professionali scientifiche e tecniche. Solo 7 le startup innovative guidate da giovani under 30.

È noto come il settore Primario, ovvero agricoltura, pesca, allevamento, pastorizia, silvicoltura e attività mineraria sia numericamente rilevante nell’economia maremmana: a fine 2023 le imprese registrate nella Cciaa sfiorano le 12mila unità, delle quali 9.088 operano nel grossetano. Numeri che evidenziano una contrazione su base annua comune ai due territori, ma che appare più evidente per la parte livornese (-3,6%). Nell’analisi storica locale, il calo del 2024 rappresenta il primo dopo tre anni di crescita.

Per quanto riguarda l’artigianato, invece, nel 2023 le imprese locali hanno continuato sul sentiero di crescita che si osserva da sei anni e che dunque non solo ha superato gli effetti negativi della pandemia, ma ha anche resistito alle successive distorsioni dell’inflazione galoppante. La crescita dell’1,2% nel territorio grossetano ha un carattere peculiare, poiché non si osserva né a livello regionale né nazionale.

Circa il turismo, con l’11,5% del totale degli arrivi in Toscana, Livorno si piazza terza dopo Firenze (36,1%) e Siena (14,4%) e davanti a Grosseto (8,6%). Ancora dopo Firenze (27,8%), Livorno si piazza seconda sul fronte delle presenze (20,1% del totale) con un discreto margine su Grosseto (terza col 12,7%).

Nel 2023 è un po’ aumentato il numero degli occupati

Nel 2023 si rileva un lieve aumento delle forze lavoro nelle due province. A livello di genere si registra un calo della componente femminile nella sola provincia di Livorno (-0,8%). Il tasso di occupazione 15-64 anni è calcolato al 66,5% per Livorno, 69,3% per Grosseto e Toscana e 61,5% per l’Italia. Rispetto al numero di occupati, il settore delle costruzioni risente della ‘retromarcia governativa’ in tema di super bonus e perde occupati, con la sola eccezione di Livorno. Anche l’industria in senso stretto registra un trend negativo, soprattutto in Maremma. La situazione si ribalta nel caso dell’agricoltura che mostra una buona capacità di assorbire lavoratori. L’occupazione nel commercio e turismo è in ripresa, ma il consolidamento della stessa è legato ai consumi. Cresce in generale l’occupazione nelle altre attività di servizi, tranne che a Livorno. Restano evidenti difficoltà nell’incrocio fra domanda ed offerta di lavoro a causa dell’elevato numero di figure professionali “difficili da reperire”. (redgs)

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