“A prescindere dalla tempistica, la privatizzazione costituisce un punto di arrivo necessario”. Il direttore generale del ministero dell’Economia, Alessandro Rivera, ha ribadito così l’obiettivo per Banca Mps. Rivera ha parlato in audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato in merito al futuro di Rocca Salimbeni, alla luce del fallito affare Unicredit. Con un annuncio: su Mps il Tesoro tratta la proroga con Bruxelles.
Il Tesoro, ha infatti spiegato Rivera, sta trattando con la Ue “una proroga che sia di durata adeguata”, anche se al “momento non quantificabile”. L’idea è che possa essere “congrua con un lasso temporale sufficientemente lungo per porre in essere ulteriore azioni di rafforzamento della banca e migliorare le sue prospettive reddituali”. Rivera esprime “cauto ottimismo” su questo punto alla luce dei risultati “importanti” ottenuti nella ristrutturazione di Mps nell’ultimo quadriennio.
“Lo Stato ha già una banca, è Cdp: usciremo da Mps”
La proroga, tuttavia, dovrà essere accompagnata da “misure compensative”, a fronte del prolungamento del sostegno statale e del mancato conseguimento di alcuni obiettivi del piano di ristrutturazione. Per questo motivo Rocca Salimbeni dovrà definire un nuovo piano “solido e credibile”. C’è da aspettarsi una stretta sui costi, con un verosimile aumento degli esuberi rispetto ai 2.700 previsti dalla banca, che saranno comunque “solo volontari”.
Secondo Rivera “sarebbe davvero un’ottima notizia se l’utile 2021 “fosse appena sotto un miliardo”, anche se si tratterebbe di un andamento “al di là delle nostre attese”. Tuttavia, ha aggiunto, una “permanenza sine die dello Stato nel capitale” non è “uno scenario ipotizzabile” alla luce degli impegni assunti con la Ue in occasione del salvataggio del 2017. Impegni tra i quali figura, appunto, la dismissione della quota.
Rivera ha escluso soluzioni alternative, come la costituzione di un ‘terzo polo’ pubblico con Carige e Popolare di Bari: “Siamo nella banca in virtù di un aiuto di stato che deve essere temporaneo, siamo vincolati ad uscire. L’Italia ha già una banca nazionale di promozione che è la Cdp”.
Leonardo Testai