Dopo oltre quarant’anni di chiusura e sostanziale abbandono, il Teatro Nazionale di Firenze rinasce nel cuore della città, a pochi passi da piazza della Signoria e da Palazzo Vecchio. L’edificio, noto nei secoli come Teatro della Quarconia e Teatro del Giglio, dove debuttò la maschera vernacolare di Stenterello, è stato oggetto di un intervento di restauro e consolidamento durato quattro anni e costato 15 milioni di euro, tra acquisto e lavori.
Cancellato il vecchio progetto della spa
Il progetto, firmato dallo Studio Archea dell’architetto Marco Casamonti, ha restituito alla città un luogo simbolo della tradizione teatrale fiorentina, oggi pronto a diventare anche spazio di incontro e cultura contemporanea. “Abbiamo fatto l’hardware, manca il software”, ha osservato Casamonti in un’anteprima per la stampa fiorentina alla presenza delle autorità, sintetizzando lo stato del cantiere, ancora in fase conclusiva.
Il nuovo Teatro Nazionale dispone di 300 posti, limite imposto dalle normative di sicurezza, e 50 palchi. Accanto alla sala teatrale trovano spazio una libreria-caffetteria con sala jazz e, al quarto ordine dei palchi, una sala per eventi con tetto scorrevole e vista sui monumenti di Firenze. “La cosa che più mi rende orgoglioso è aver evitato che diventasse una spa”, ha aggiunto Casamonti, ricordando il progetto precedente alla pandemia Covid-19 messo a punto dalla vecchia proprietà, che prevedeva la trasformazione dell’immobile in centro benessere.
Quattro anni di lavori e 50 aziende coinvolte
L’intervento ha riguardato il consolidamento strutturale e il recupero architettonico di un immobile vincolato e in condizioni di degrado avanzato. “L’edificio stava crollando, un lavoro pazzesco, che se l’avessi saputo prima, non avrei mai fatto”, ammette l’architetto. Sono stati ricostruiti i solai e il tetto, rispettandone la geometria originaria. Particolare attenzione è stata riservata al restauro di stucchi, dorature e capitelli, realizzato con tecniche artigianali: “Qui hanno lavorato 50 aziende dell’eccellenza dell’artigianato toscano”, sottolinea Casamonti.
Attualmente il teatro è aperto solo per eventi privati, in attesa delle autorizzazioni per il pubblico spettacolo, previste per gennaio. “Abbiamo deciso di fare feste private, eventi di rodaggio”, spiega Casamonti. “Una volta ottenuto il pubblico spettacolo, faremo una programmazione che arriva all’estate”. L’obiettivo, da settembre 2026, è affittare il teatro per 340 giorni l’anno, mentre i restanti 25 saranno gestiti da un’associazione culturale no profit. “Abbiamo già delle proposte”, anticipa l’architetto, auspicando che anche Pitti Immagine, Comune di Firenze e Regione Toscana possano utilizzare la struttura.
“Progetto folle e ambizioso”
Per la sindaca di Firenze Sara Funaro, “è un progetto folle e ambizioso, che non ha una valenza di business o valenza economica, bensì culturale, di recupero dal punto di vista architettonico, di valorizzazione dei grandi tesori che abbiamo nella nostra città e di conservazione delle nostre tradizioni e di un pezzo della nostra storia”. Il presidente della Regione Eugenio Giani definisce l’intervento “la più grande opera di rigenerazione urbana nel cuore di Firenze negli ultimi decenni”.
Leonardo Testai